et havendo atteso alli principii necessarii delle scientie et,/ con ogni diligenza alle polite et belle lettere et, dopo il studio delle littere humane, fondamenti certissimi et solidissimi d'ogni disciplina, et per conseglio de gli miei parenti (a quali parendomi el giusto d'obedirgli), mi diedi alli faticosi studii delle leggi, così civili come canonice, et finalmente per sei anni continui, senza perdere un' momento di tempo, diedi opera a quei studii con mio gran' diletto. Et, essendo finalmente giunto al desiato fine del grado del dottorato di l'una e l'altra legge, nondimeno, conoscendo apertamente che la logica era un'arte instrumentaria, molto necessaria per intendere la verità occulta in ogni disciplina, attesi a quella con ogni assiduità. Né contento di quella, volsi passare alle scienze mathematiche, nelle quali non poco frutto feci, sapendo bene che senza la cognitione di quelle difficilemnte si poteano intendere infiniti luoghi d'Aristotele (però non senza causa sopra le schuole de Platone era scritto che nessuno studioso dovesse entrare al suo auditorio per udirlo, se primieramente non era instrutto nella mathematica. Appresso agl'antichi, ancora, era costume che gli pretti et sacerdoti, per non stare in ocio, si essercitavano in queste discipline mathematiche, quali fuor di modo svegliano et aguzzano l'intelletto, aprendo la strada alle scienze naturali et sopra naturali). Et perge io finalmente, havendo applicato tutto l'animo alla filosofia naturale, e tutto m'innamorai di quella, ch'al fin' fui costretto totalmente abbandonare le leggi, così civili come canonice, non senza gran' despiacere e dolore de tutti e miei parenti prossimi. Ondechè mi diedi
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