Discorso naturale di Ulisse Aldrovandi. Nel quale si tratta in generale del suo Museo, e delle fatiche da lui usate per raunare de varie parti del mondo, quasi in un Theatro di Natura tutte le cose sublunari, come piante, animali et altre cose minerali. Et parimente vi s' insegna come si de' venir nella certa et necessaria cognitione d'alcuni medicamenti incerti et dubbij, ad utilità grandissima non solo de' medici, ma d'ogni altro studioso. All'Ill.mo et Ecc.mo S.or Giacomo Boncompagni castellano di S. Angelo.
 

mancano di foglie, come sono tartufoli, / boleti, cervini, et vingo, quali sono radici che sol nascono dalla putredine sotto terra, uva quercina, che nasce nella radice della quercia, ogni sorte de fonghi et aglio (?), qual nasce nella larice vulgare, et spongie, che appresso di me non sono animali, non havendo né bocca né ventriculo, né meno altri instrumenti, per gli quali s'essercitano l'operationi del senso, e tanto più rinascendo, tagliate che siano, sì come le piante, ancorché paia che Aristotile accenni ne suoi libri dell'Historia degl'animali, et anco Plinio, che si muoveno percosse che siano da alcuni. Ma questo non viene da altro che da certi animaletti, che stanno rinchiusi in quelle cavernette et bughi della spongia, come sono alcuni vermicelli, conchili et altri crustacei, quai per più sigurezza loro ivi si nascondono, acciò non siano offesi da altri animali. Là onde si vede che questo moto non nasce internamente dalla spongia, ma è accidentale moto et non proprio, procedendo da quei animaletti, sì come Gli potrei mostrare con altre ragioni. Oltra le piante imperfette da me dette, che sono nel primo grado dell'imperfettione, che gli chiamo semplicemente e al tutto imperfette, se ne retrovano alcune altre, ch'hanno foglie, radice, ma non già fiori e frutti, come la felce, capel venere, lingua cervina et simili, le quali sono nel secondo grado d'imperfettione. Avertete ch'io chiamo quelle piante imperfette in comparatione all'altre, che hanno sue parti adornate de fiori e frutti, ancorché queste che io chiamo imperfette nella sua natura et essentia siano perfette, non trovandosegli cosa alcuna mutila, né manca, negli indi


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