Discorso naturale di Ulisse Aldrovandi. Nel quale si tratta in generale del suo Museo, e delle fatiche da lui usate per raunare de varie parti del mondo, quasi in un Theatro di Natura tutte le cose sublunari, come piante, animali et altre cose minerali. Et parimente vi s' insegna come si de' venir nella certa et necessaria cognitione d'alcuni medicamenti incerti et dubbij, ad utilità grandissima non solo de' medici, ma d'ogni altro studioso. All'Ill.mo et Ecc.mo S.or Giacomo Boncompagni castellano di S. Angelo.
 

dalle / perdici uccelli, qual altro non è che'l vitriolo volgare, chiamato helsine da Dioscoride nella sua historia, il quale in sogno fu mostrato dalla detta dea, donde fu poi detto parthenio dal nome di essa, essendo che Vernola Charo et Pericle, prencipe degl'atheniesi, avenne che in la rocha ediificava un' tempio et insino alla sommità della rocha essendo andato, di poi cadde et, essendo allhora mostrata quest'herba a Pericle, subito allhora fu liberato da quella contusione. Questo è quel Vernola, la cui medaglia fatta di ramo è quel nobile splanchnoptos -altri leggono spargnoptos da sparganii, cioè crepundii, come testifica Plinio nel libro ventiduesimo, capitolo 17, della sua Historia naturale.Che nelle piante sia una certa divinità, quindi, si comprende et si conferma per la antichità, perché appresso alli gentili gl'huomini che ritrovavano la notitia delle piante et sue facultà et, di poi, l'applicavano a qualch'uso subito erano tenuti divini et connumerati fra gli dei, facendo sacrificii a quelli. Per il che Apollo presso gl'antichi tanto glorioso fu riputato, sì come si vede appresso Ovidio nel primo libro delle sue Transformationi, dicendo che l'inventione sua fu la medicina, inferendo che con l'herbe da lui truovate potea scacciare ogni male, sì come ancora testifica il medesimo Ovidio nel libro de Ponto, così cantando:Afferat ipse licet sacras epidaurius herbas,Sanabit nulla vulnera cordis ope.Mostra, dunque, Appolline et Esculapio con l'herbe, quali chiama sacre, sanare molti. Le quali herbe da Tibullo poeta nelle sue Elegiefurono chiamate salubri per la sua divinità dove dice:Hec potuit curas sanare salubribus herbis /


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