1554-09-20 - Di Padova alli XX di Settembre del '54.
 

queste mie che hora gli mando in bona parte perché non havendo né sapendo che scrivere né che dire, non ho voluto tediarvi et parer fastidioso con parole di nisuno valore et meno importanza, perché mi pareva scriver a bon hora d'avantagio scrivendovi quando fosse ritornato di monte Sumani, dove pensava andar senza fallo al fin del Agosto et cossì haveva lasciato ordine con alcuni scholari mei amici. Ma non so che disgratia se sia intravenuto che habiamo mandato la cossa a monte, lasciandola andar in fumo del tutto; et perciò vi mando questa mia per adesso senza compagnade poichè li pensieri mei si sonno resolti in nulla. Haveva fatto desegno sopra monte Somani di affatigarmi molto bene in trovar qualche cosa bella per mandarla a V.E.. Hora haverete patienza con esso meco poichè io non ho satisfatto alla voluntà vostra, né anchora al desiderio mio et de' quei gentilhomeni che bramavan veder il giorno che partissimo di Padova. Prometto certamente a V.E. che io me ne doglio assai di questo; usarò ben de qui avanti ogni diligenza, se me venirà ingiente alle mani tanto de herbe quanto anchora di metalli et altre cose, di mandargli tutto quello che sarrà mai possibile; et cosi prego anchora la E.V. si ricorda talvolta di fatti miei mandarmi qualche cosetta. Hebbi la vostra delli 9 de Luglio et ho letto anchora quella che indrizzasti a messer Gabrielle dove intese tutta la cosa del Micheli et de quel asino de Luuigi Romanesco: penso che V.S. stia hora mai chiara della loro puoltronarja. (1)


(1) nota: BUB, ms. 382, I, cc. 130r.-131v.; DE TONI 1911a, pp. 155-158.

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