Credo che V.E. se ricordi di quel ramuscello del Balaustio che habbe nel giardino del magnifico Pasqualigo, che noi cercando con grandissima diligenza per tutti libri non trovavamo mai, sia poi ritrovato a caso sotto la tavola. Dico questo a tal effetto che importava puoco benché lei havesse perso anchora tutto il resto, perché haveria persa puoca cosa; poichè sonno chiaro non esser altro che una spetie de phillyrea, benché sonno (per dir il vero) de fantasia che questa sia la vera phillyrea poichè quella pianta che si chiama comunemente cossì ha puoco ingiente del adstringente, ma questa strense bravamente, ha foglie di oliva più negre et più large, et ha fatto anchora il fior piciolo simel a quel del Ligustro a fat a fatto, benché sia più presto citrino di color che biancho, et il frutto medesimamente racolto a fogia de un racemo de uva come quel del Ligustro, negro, similissimo a quel del Lentisco. Se queste sono note del Balaustio, V.S. ne sia giudice. Questo dico a ciò che la E.V. cognosca le gran carotte de quel gaioffo che se fa chiamar un altro Crateva. Io per dir la cosa come la sta, non haveva visto più né il fior né anchora il frutto di questa pianta. Se V.S. vole un ramuscello col frutto, farò tanto quanto mi comandarà. Altro per hora non mi occorre se non che bascio le mani a V.S. Eccellentissima raccomandandomi molto a quella et offerendomi di cuore, et appresso pregandola infinitamente se degni comandarmi qualche cosa che sonno desiderosissimo a servirla. Vi prego sommamente a salutar a nome mio l'eccellente messer Luca Ghini pregandolo a comandarmi se gli occorre cosa alcuna, che altro non desidero se non che me si offerisca la occasione che io li possa far servigio. Quella mi perdona si per hora non li mando la radice del Tulipan et la foglia della Musa secondo il suo desiderio, perché la Mag.a del Pasqualigo (1)
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