1555-01-04 - Di Padova alli 4 di Ianaro 1555.
 

dicono tanto bene delli suoi portamenti che giongergli cosa alcuna non si potrebbe. Et bene che io sapessi anchora avanti che 1'E.V. non era persona a mettersi ad impresa nisuna dove lei non potesse reussir divinamente, ingente de meno non ho potuto far, stimulato da quel grande amore che gli porto, di non allegrarmi seco et scrivergli tutto quello che si dici publicamente qui in Padova. Io per la gratia di Dio sto assai bene et desidero intender il medesimo di lei. Il nostro signor et padre il eccellentissimo Falloppia, stato in letto per sedeci dì continui afflitto di febre, doglie di stomacho arrabiate, dolori colici, vomiti crudeli, catharri, et similmente doglie di testa et altri mali fastidiosi, pur hora si sente meglio, laudato sia Idio, et è levato hogie del letto; spero stara bene de qui innanzi.
De quelli simplici che mi scrivete non li ho potuto mandare adesso per mancare di Padova il Magnifico Pasqualigo patron di quel loco dove sonno tutte quelle cose che mi rechiedete; prometto bene che subito essendo gionto a Padova il detto gentilhomo di far ogni sforzo a ciò che la E.V. si possa chiarire quanto desiderio ho di fargli servizio et apiacere. Me doglio anchora forte che non habia potuto mandare con il presente la Catanance, la qual con maior instanza delle altre cose rechiedete; ma patienza poichè la mia disgratia ha voluto così, perché messer Roperto mio paiesano, il qual ha tutte quelle cose apresso de se che portai di levante, si ha partito di Vineti (1)


(1) nota: BUB, ms. 382, I, cc. 132r.-133r.; DE TONI 1911a, pp. 158-160.

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