il qualle aponto partì ieri per Mantoa cum un chirurgo che ha seco et un servitore, et da Mantoa, a Axola, poi a Bressa, et Bergamo, et Milano, di poi a Genova, dove potria starvi questo inverno; et va per vedere queste città, et per quanto mi ha deto Sua Eccellentia potria venir a veder et visitar Vostra Eccellentissima Signora et lo tengo per certo. Sì che, Eccellentissimo mio Signor, non già è causato il silenzio cusì longo non già perché sempre non habi nella mente, per quel che Dio che mel lassa scrivere, ma per le cose suddette la prego avermi per iscusato. Subito partito l'Eccellentissimo Signor Mathiolli, il primo a chi ho scritto è stata la Vostra Eccellentia, avendola come mio signor al core - dico poi caldamente et cordialmente -, et in questo mezzo anche che me avea scordato, et morto mio mesere padre della mia consorte. Certo, mio signor, mi è andato et simplici et cose petrificate fori della mente, ma non già il desiderio ardentissimo che tengo di servirla, amarla, onorarla sempre cum ogni effetto di cuore limpido et chiarissimo. La prego farmi gracia di una sua che mi consolarò da dovere. La prego avisarmi dell'Eccellente signor Marcantonio Menochi mio honorandissimo cusì di messer Aniballe vostro gentilissimo, ragualiandomi anco per sua cortesia come passino le cose sue intorno a li soi scritti, et se mai l'ha fornito quel viaggio che la fece, et di quel suo dracone, et altre sue cosete, et tutto sia per sua cortesia et umanità. Il padre fra Marcho ha fatto gran scelta di cose petrifficate. Vado pur radunando qualche coseta per mandarli a suo tempo debito, et cusì spero fra tanto la mi dia notizia di lei et delli amici. Ho una sorte di zucha simile a li cedri, bella: se non l'avarete avuta, vi mandarò delli semi. Cusì del seme del Calamo odorato, et ciò avarò sarò liberalissimo sempre. (1)
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