1562-09-00 - Di Padova il di Settembre 1562.
 

Eccellentissimo Signor mio. Ho differito fin qua il risponder alla lettera di V.E. come quello che sempre ho creduto d'intender fra tanto alcuna cosa di certo circa il negotio dall'Eccellentissimo Fracanzano. Ma la longezza di questi Signori nel risolversi in ciascaduna cosa et il desiderio grande che io ho di parlar spesso con voi sono stata causa che io mi sia deliberato di scrivervi queste puoche righe. Il Fracanzano da che andò in Vinetia, che sono circa 40 dì, non è ancora ritornato a Padova et benché egli si sia riscaldato molto, et tuttavia faccia gran prattica in domandar et ottener bona licentia di partirsi, non ha però fin qua operato altro, solo questo che le sta promesso di far passar la parte in Pregadi; ove si quella non passasse, come molti stimano, voi potete esser sicurissimi di non haverlo altrimenti quest'anno.
Io non manco di sollicitar il magnifico Antonio di Cavalli et parmi quasi di far ufficio superfluo vedendolo grandemente inanimato di far tutto quello che grato vi possa essere. Egli vi saluta et vi si raccomanda per infinite volte et promette di far quanto desiderate. Hor'hora ho veduto una vostra di 7 del presente nella qual mettete in speranza 1'eccellente Sigonio della cathedra di Bologna, cosa invero che a me et a tutti gli suoi amici sarebbe di singolar contento non già per beneficio nostro o suo, ma solo per quiete di questo Studio. Di gratia adoperatevi in ciò pro virili perché farete apiacer a molti ad un tratto et con ciò sia cosa che esso Sigone sia ancora in condotta con questi Signori per quatro anni, nulla di meno quando si aprisse la via costì non le mancarebbeno favori di ottener licentia con una facilità mirabile, essendo questi Signori, già tempo è, pentiti del errore commesso, et eglino vedendo tanti rumori et prattiche in piedi vi remediarebbeno volentieri quando sapessero trovare il modo. Io son certissimo quando ben il Sigonio non potesse ottener licentia ad ogni sua richiesta, il che par impossibile a qualunque sa l'animo di questi Riformatori, che egli non si farà punto conscientia di venirsene via insalutato hospite, massime essendo egli stato mal trattato da loro et agiutato dalla natura la qual non l'ha fatto nascer suo sudito. Vi prego vogliate metter ogni studio perché quelli Signor (1)


(1) nota: BUB, ms. 382, I, c. 142r.; DE TONI 1911a, pp. 166-167.

       Carta 140 a       140 b 140 b     Vai a:  

 

Indietro