Carissimo il mio Signor Eccellente
Havendovi già tre fiate scrite mie et non havendo havuto pur umbra di saluto dalla Eccellenza Vostra, cosa che si non vi riputasse quel talle come setti mi harei molto scandalizzato conoscendo che in tutto quello vi ho possuto acarezare et usar summa cortesia non ho sparagniato a cosa alcuna, et conoscendo et sapendo certo che le lettere non sono smarite et che vi sono pervenute alle mani; ma, come deto, io tengo certo che ne haveti causa et qualche caggione di fin hora non mi haver risposto, ma vi pregho fatemi hormai io la sapia et degnatevi di ritrovar occasione in farme grato di tanto desio, altramente io non vi scriverò più et vi terrò nel numero dei miei amici faliti. Facio intendere a Vostra Eccellenza come il Tedesco dal Faloppio gli ha mandato uno fagoto di semi rari et di cose bellissime aciò V.S. vegha di scrivergli et pregar che el vogli participare con voi, et poi V.S. si degnerà partecipare con me che penso certissimo non possi essere se non cose molto degne essendo tanto saputo come l’è quel Tedesco. Io ho hauto il verissimo petroselino macedonico et ho seminato di molte bellissime varietà, et di tucto essendo in apiacere di V.S. participerò. Ricordo a Vostra Eccellenza si racorda del mio chatalogo et delle mie ricchieste, fra le qualli io hebbi già dalla santa memoria del Ghino, et molto le desio: il Ladano dalla foglia di Lauro; il Mirto dalle foglie spessissime intorno al fusto; Fasuoli bianchi da Napoli; Leontopodio; Frutex mirto similis; et di tutte queste cose ne sono lì in Bolognia, et se haveti qualche altra varietà degna partecipate con cui tanto vi sublima et desia di agradirvi. Non voglio restare anche apresso di avisare V.S. la summa cortesia ch'io ho havuto dal magnifico messer Sigismondo di Cavali vostro qual è che a molti et infinitissimi ha dato delle Cipole da Costantinopoli et in gran quantità come al Pasqualigo, Cornaro et altri molti, et a me pur come in segno di amore; ma al suo non voglio dire dispetto, di quelle medesime ne ho havute più di 100, ma di le cipole non me ne curo molto, ma di quel fagoto del Falopio si ben assai, ma patienza, nianche per questo restarò di usare cortesie a tutti come son debitor et come debbe fare ogni gentil’huomo. Et perdonatimi se vi son stato prolisso et tedioso, vi pregho non mi ricusate di essere vostro, che Idio vi feliciti prosperi et conservi.
[senza data]
Pietro Antonio Michiel (1)
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