1561-03-31 - Di Venetia all’ultimo Marzo del '61
 

Carissimo il mio Eccellentissimo Signor

Risponderò a due vostre amorevolissime. Nella prima molto mi ralegrai in sentire come haveti ritrovato luoco a parte di vostri notabil meriti, et spero che con brevità Idio vi augumentarà in quel tanto che meritano la vostra rara et summa universal inteligentia, et aciò non pensaste che con mie inepte parole vi havessi ad inalzare, over peggio che absit ab adularvi, non ne dirò più se non che ogni di buono et contento vostro ne son tanto partecipe come se io fosse l’instesso essere vostro, a tal che prosperandove Idio, agumentato mi sentirò anch’io. Dile piante in la caseta mi mandaste non l’ho havute, la istoria è questa: immediate che a casa mi fu mandata le lettera andai a ritrovare il coriero, et mi portò la casseta dunde a me parve di voler vedere si dentro vi erano quel numero di piante mi diedero aviso Vostra Eccellenza, et lui non la volse mai aprire con tutto che io lo facevo certo che s’el non mi lassiava veder dentro che io non li darei li denari del porto perché io non volevo pagare di voto né non volevo herbe marce né carote, che nove marzelli non era uno quatrino; lui mai volse et superbamente disse che'l non si curava et così tra molte parole io mi dispartì da lui con pensiero certo che si havessi a pentire et che la sera el me la mandasse a casa, ma il superbo gagliofo non l’ho più veduto et se credessi che le fusse state fresche et buone molto mi rincrescerebbe, ma prendo per conforto che le fussero guaste. Ma tant’è, io vi ringratio tanto quanto le havessi rizepute, ma con il discomodo di questi gaglioffi el bisognia visitarsi con semi et non con piante. Sichè potreti scrivete la istoria a messer Stefano Roseli et che messer Cechino dal Angelo non ha havuto cosa alcuna per le cause dete, ma che il sia contento di radopiare la cortesia in tanti semi che ne seran grati come le piante miseramente perdute, et ne son stato gramo da poi infinitamente, ma come per ustinatione di hoggi in dimane scursi a non andarle a ripigliarle a tale che poi mi pensai fussero guaste, et con uno malan che Dio li dia le lassiai. Nella seconda ho rezeputo li semi qualli: l’Aristolochia longha, io non scio se la sia quella dalla radice grossa come una cossa di huomo ho in horto già molti anni, fa le foglie più piccole delle altre specie; Caucalis, parmi il seme del Seseli Cretico vero et (1)


(1) nota: BUB, ms. 382, I, cc. 194r.-194v.; DE TONI 1908, pp. 61-63

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